La Forza della mente

Essere un pochino egoisti aiuta se stessi?

di Marica Malagutti



Tutti abbiamo detto a qualcuno ”sei un egoista” con spregio e magari anche un po’ arrabbiati.
Diciamo ”egoista” a nostro marito, a nostra moglie ai nostri figli, parenti amici e colleghi.
Oppure possiamo essere accusati di pensare solo a noi stessi, di non accorgerci di chi ci vuole bene, di chi ci sta vicino al lavoro o anche a scuola.
Anche quando amiamo una persona spesso la vogliamo vicino, non solo per il piacere di stare insieme, ma anche perchè così siamo tranquilli che il nostro caro non sia con altre persone o che gli possa capitare qualcosa.
Questo comportamento, quindi, non è solo espressione di amore, ma anche della nostra tranquillità rispetto al timore di non essere amati o di perdere quella tal persona o anche magari timorosi che le cose non vadano secondo quell’ideale di amore che abbiamo appreso dall’educazione ricevuta o dagli spunti culturali come film, libri ecc.
Vi racconto purtroppo la storia di un uomo istruito, un maestro elementare, una persona sola che pensava esclusivamente alla propria sicurezza e che riuscì a raggiungere il suo più grande obiettivo che era quello di avere in banca, 20 anni prima del nuovo secolo, 1.000.000 delle vecchie lire.
Questo era il suo scopo, non aveva figli e moglie, viveva ancora con la sua vecchia madre sia per paura della solitudine, che per risparmiare e quindi accumulare soldi sul conto corrente. Solo dopo la morte dell’anziana signora, il maestro cominciò ad andare a trovare dei parenti fuori città, non tanto per questioni affettive, quanto per un forte bisogno di sicurezza.
Pretendeva che il cugino con figli e nipoti si trasferisse solo perché lui si sentiva solo. I parenti non accettarono, ma contraccambiarono l’invito. Per queste persone sarebbe stato un piacere aiutare l’anziano maestro e lo pregarono di trasferirsi anche perché dove abitava non aveva legami e invece loro avevano una rete sociale allargata e figli inseriti a scuola.
soldi del ricco maestro non erano così importanti rispetto alla vita serena costruita da anni in una piccola città di provincia. Ma il maestro non voleva cambiare ne casa, ne le sue abitudini e allora per un bisogno di sicurezza l’anziano signore si fidò dei vicini di casa che gli promisero compagnia, lo raggirarono e lui, pensando solo a se stesso, non fu in grado di capire chi aveva di fronte e che cosa stesse succedendo.
Derubato di tutti i suoi averi, il ricco maestro morì povero e solo in una casa di cura lontano dagli unici parenti che gli avevano voluto bene e ai quali purtroppo non aveva raccontato nulla perché offeso della loro scelta.
Ma che cosa significa davvero egoista? Tale aggettivo usato in modo così frequente deriva dal latino ego, che significa IO. Si tratta quindi di quella persona che si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali che egli possiede e a cui è gelosamente attaccato.
Ci sono diverse teorie che abbracciano questo argomento, ma quella che in questo contesto specifico diventa importante è il punto di vista psicologico. Tale teoria presuppone che l’uomo è motivato sempre dai propri interessi, anche quando si tratta di azioni che sembrano altruistiche. Per esempio, è chiaro che i vicini di casa del vecchio maestro pensassero ai loro interessi, ma anche i parenti hanno pensato alla sicurezza della loro vita serena che poteva cambiare in una città nuova dove i figli dovevano ambientarsi.
Ed infine lo stesso maestro, chiedendo di trasferirsi ai propri parenti, stava pensando alla propria paura della solitudine anche se aveva promesso l’eredità a chi si sarebbe preso cura di lui. In questo caso si può parlare anche di edonismo psicologico, secondo cui la motivazione finale dell’azione umana è il desiderio di sperimentare il piacere o di evitare il dolore come proprio il ricco signore che cercava una sicurezza rappresentata dalla presenza di qualcuno che avrebbe potuto stargli vicino proprio per evitare forse il grande dolore della solitudine.
Quindi in questa situazione, come del resto sempre accade, ognuno pensa al proprio benessere anche se sembra che pensi anche agli altri. Per una vita felice ed equilibrata non solo per l’individuo, ma anche della società dovrebbero coesistere in maniera equilibrata due istinti: l’istinto di sopravvivenza e l’istinto della conservazione della specie.
Nel primo caso l’individuo lotta per sopravvivere anche a scapito degli altri. Questo capita anche nelle relazioni umane. La persona più forte vince sul debole sia fisicamente che psicologicamente, ma la conservazione della specie è un istinto altrettanto forte. Molti animali vivono in branco e collaborano per il cibo e per la protezione.
Anche l’uomo vive in gruppi sociali, culturali, affettivi e secondo ordinamenti fatti di regole e leggi per la sopravvivenza dell’individuo e del gruppo di appartenenza. Il legame tra questi due istinti, solo apparentemente distinti, può essere sintetizzato da una frase al contempo semplice e di una potenza inestimabile: Ama il prossimo tuo come te stesso”. Noi dobbiamo amarci né più ne né meno rispetto alle altre persone.

Dobbiamo amare gli altri esattamente come noi stessi: in questo modo sparirebbe l’egoismo, ma anche quel buonismo che ci fa aiutare gli altri senza aver fatto conto con le nostre possibilità e che quindi di conseguenza si va a chiedere di ritorno qualcosa che l’altro non si aspetta di restituire perché il messaggio era inevitabilmente confuso.

http://www.lavocedeltrentino.it/2017/02/13/un-pochino-egoisti-aiuta/

Commenti