L'intervista
Il calicanto non è soltanto un fiore
Abbiamo incontrato il bassista dei Pooh, musicista,cantante, scrittore e animalista.
Tra
i suoi libri l’ultimo uscito è “Sano, vegano, italiano, a
quattro mani con la figlia Chiara.
di
Michela Pezzani
La matematica non è un’opinione per Red Canzian, il
bassista dei Pooh che ha tenuto il conto di quante, nell’arco di
sua vita, da bambino a oggi, uno dei suoi fiori d’inverno
preferiti, il “Calycanthus praecox” , è sbocciato. Trevigiano,
classe 1951 ed entrato a far parte dello storico gruppo nel 1972 al
fianco di Dodi Battaglia, Roby Facchinetti e Stefano d’Orazio, il
musicista ora si esibisce da solo, senza i compagni di squadra. Lo
abbiamo incontrato in occasione di uno dei suoi recital si intitola
“Ho visto fiorire sessanta volte il calicanto” tratto dal suo
libro omonimo, e non a caso ha scelto questa specie botanica
dall’inebriante profumo che gli ricorda il giardino di casa dell’
infanzia. Al suo fianco nel recital il
Quartetto Alchimia con Serafino Tedesi (primo violino), Paolo
Costanzo (secondo violino), Matteo Del Solda' (viola), Andrea
Anzalone (violoncello), Phil Mer (pianoforte e percussioni), Rudy
Michelutti e Ivan Geronazzo (chitarre).Sessanta fioriture di
calicantus. L’arco di una vita. Perché proprio questo fiore?
Sì, oggi di primavere ne ho due in più ma il titolo
viene dall’autobiografia che ho scritto nel 2012. E un fiore molto
coraggioso che esce prima degli altri, ha poca voglia di dormire,
come me, e puoi apprezzare veramente solo quando lo scopri ed
impari a conoscerlo, al di là delle apparenze. Così come succede
con le persone.
Dal libro al palcoscenico. Da cosa nasce la voglia di
raccontarti il pubblico e il privato?
Mi si conosce come musicista ma sono anche altro. Ho
delle passioni a cui tengo molto e mi accompagnano giorno per giorno.
Quali?
I mobili antichi, girare per i mercatini per scovare
cose da mettere a posti, la natura, gli animali, l’ecologia, la
sana alimentazione. E i bonsai. Ho fatto un viaggio importante nel
1989 in Giappone per studiarli alla scuola dei più grandi maestri.
Nn sono soprammobili come li vedono in occidente, ma arte in
miniatura, alberi di contemplazione. Nello spettacolo ci saranno
tante cose di me e della mia famiglia come se sfogliassimo insieme un
album di foto di cui 50 saranno proiettate a sfondo mentre
l’orchestra accompagnerà il racconto fatto di parole e musica, e
non solo mie, ma di artisti che amo e mi hanno accompagnato nel corso
del tempo tra cui Tony Dallara e Nilla Pizzi. Con ironia intonerò
Romantica, Grazie dei fior, L’edera, il cielo in una stanza. Ma
anche Love me tender di Elvis Presley in un arrangiamento però alla
Beatles. Terminerò invece con Uomini soli. Un omaggio a Valerio
Negrini, il fondatore dei Pooh che ci ha appena lasciato. Un caro
amico. Un grande professionista. Tanto delicato e sensibile quanto
robusto. La sua ironia era un toccasana. Già malato gli chiedevamo
<<Come stai?” e Lui, “Come ieri>>.
I punti forti di Red Canzian.
Sogni, fatiche, desideri, paure e cambiamenti, amore,
figli, famiglia, amici, la voglia di suonare. Sono i miei pilastri.
E per far sì che un sogno si avveri dico che bisogna crederci
davvero e lavorare sodo per portare a termine il progetto, con
costanza e determinazione. Senza pensare che tutto si possa
conquistare subito e senza fatica come ci propinano reality
diseducativi come Grande Fratello.
Quando hai avuto la tua prima chitarra?
Me l’ha comprata mio papà Giovanni dopo una serie
infinita di richieste. Avevo 12 anni. Costava 5 mila lire e l’ha
pagata a rate. Le avevo fatto la corte per mesi andando a vederla in
vetrina da Fusco, in Via Barberia a Treviso. Ora il negozio non c’è
più. Io ne avrei voluto una elettrica ed invece era acustica, ma
quanto mi fece felice papà. Al basso ci sono arrivato invece dopo.
Coi Pooh.
Hai un legame profondo con i tuoi genitori.
Sì. Mio padre, che ora non c’è più, ha sempre
creduto in me e mi ha accompagnato dappertutto sulla sua 1100. La
mamma, invece, che oggi ha 92 anni era sempre preoccupata ed anche se
tirava indietro, in fondo in fondo è sempre stata orgogliosa di me e
una volta mi ha detto col suo candore <<Ma ti hanno
riconosciuto in America?>>
Come entrasti nel gruppo?
Con un provino che feci nella lavanderia di un Hotel a
Roncobilaccio, sull’autostrada. La stanza si trovava in un
seminterrato ed era piena di carta igienica, il che ha subito dato
subito a battute.
Ricordi cosa hai suonato?
Roba strana. Allora ero un fanatico cappellone. Ma andò
bene si vede, perche mi presero e dopo appena una settimana di prove
partimmo per sei concerti e tre giorni dopo la fine del tour eravamo
in America, a Boston.
Hai altri libri in cantiere?
Mi piacerebbe. Scrivo però solo quando quel che dico
può servire a qualcosa, agli altri. Sono vegetariano da 17 anni e
vegano da 4. Sto pensando perciò a qualcosa sul mondo del vegan
esimo che esclude il cibarsi di qualsiasi cosa di origine animale,
per spiegare che fa questa scelta non è un marziano e che
soprattutto non deve essere integralisti e scagliarsi contro chi
invece è onnivoro, e tantomeno contro gli allevatori. Rispetto prima
di tutto per la libertà altrui. La mia scelta rimane comunque salda
ed è motivata dal fatto che non voglio nel piatto niente di vivo.
Essere vegano ti ha cambiato?
Sì. Ho perso l’aggressività.
A tal proposito Red Canzian è anche in libreria con il
fresco di stampa “Sano vegano italiano “(Rizzoli, 176 pagine) che
ha scritto insieme alla figlia Chiara.
“IL libro non vuol essere una imposizione ma una
scelta- ha detto Canzian nel web promo dell’iniziativa- ma un
ponte tra chi è vegano e chi non lo è. Perché cultura non
imposizione”.
Da L’Arena articolo aggiornato.
La matematica non è un’opinione per Red Canzian, il
bassista dei Pooh che ha tenuto il conto di quante, nell’arco di
sua vita, da bambino a oggi, uno dei suoi fiori d’inverno
preferiti, il “Calycanthus praecox” , è sbocciato. Trevigiano,
classe 1951 ed entrato a far parte dello storico gruppo nel 1972 al
fianco di Dodi Battaglia, Roby Facchinetti e Stefano d’Orazio, il
musicista ora si esibisce da solo, senza i compagni di squadra. Lo
abbiamo incontrato in occasione di uno dei suoi recital si intitola
“Ho visto fiorire sessanta volte il calicanto” tratto dal suo
libro omonimo, e non a caso ha scelto questa specie botanica
dall’inebriante profumo che gli ricorda il giardino di casa dell’
infanzia. Al suo fianco nel recital il
Quartetto Alchimia con Serafino Tedesi (primo violino), Paolo
Costanzo (secondo violino), Matteo Del Solda' (viola), Andrea
Anzalone (violoncello), Phil Mer (pianoforte e percussioni), Rudy
Michelutti e Ivan Geronazzo (chitarre).Sessanta fioriture di
calicantus. L’arco di una vita. Perché proprio questo fiore?
Sì, oggi di primavere ne ho due in più ma il titolo
viene dall’autobiografia che ho scritto nel 2012. E un fiore molto
coraggioso che esce prima degli altri, ha poca voglia di dormire,
come me, e puoi apprezzare veramente solo quando lo scopri ed
impari a conoscerlo, al di là delle apparenze. Così come succede
con le persone.
Dal libro al palcoscenico. Da cosa nasce la voglia di
raccontarti il pubblico e il privato?
Mi si conosce come musicista ma sono anche altro. Ho
delle passioni a cui tengo molto e mi accompagnano giorno per giorno.
Quali?
I mobili antichi, girare per i mercatini per scovare
cose da mettere a posti, la natura, gli animali, l’ecologia, la
sana alimentazione. E i bonsai. Ho fatto un viaggio importante nel
1989 in Giappone per studiarli alla scuola dei più grandi maestri.
Nn sono soprammobili come li vedono in occidente, ma arte in
miniatura, alberi di contemplazione. Nello spettacolo ci saranno
tante cose di me e della mia famiglia come se sfogliassimo insieme un
album di foto di cui 50 saranno proiettate a sfondo mentre
l’orchestra accompagnerà il racconto fatto di parole e musica, e
non solo mie, ma di artisti che amo e mi hanno accompagnato nel corso
del tempo tra cui Tony Dallara e Nilla Pizzi. Con ironia intonerò
Romantica, Grazie dei fior, L’edera, il cielo in una stanza. Ma
anche Love me tender di Elvis Presley in un arrangiamento però alla
Beatles. Terminerò invece con Uomini soli. Un omaggio a Valerio
Negrini, il fondatore dei Pooh che ci ha appena lasciato. Un caro
amico. Un grande professionista. Tanto delicato e sensibile quanto
robusto. La sua ironia era un toccasana. Già malato gli chiedevamo
<<Come stai?” e Lui, “Come ieri>>.
I punti forti di Red Canzian.
Sogni, fatiche, desideri, paure e cambiamenti, amore,
figli, famiglia, amici, la voglia di suonare. Sono i miei pilastri.
E per far sì che un sogno si avveri dico che bisogna crederci
davvero e lavorare sodo per portare a termine il progetto, con
costanza e determinazione. Senza pensare che tutto si possa
conquistare subito e senza fatica come ci propinano reality
diseducativi come Grande Fratello.
Quando hai avuto la tua prima chitarra?
Me l’ha comprata mio papà Giovanni dopo una serie
infinita di richieste. Avevo 12 anni. Costava 5 mila lire e l’ha
pagata a rate. Le avevo fatto la corte per mesi andando a vederla in
vetrina da Fusco, in Via Barberia a Treviso. Ora il negozio non c’è
più. Io ne avrei voluto una elettrica ed invece era acustica, ma
quanto mi fece felice papà. Al basso ci sono arrivato invece dopo.
Coi Pooh.
Hai un legame profondo con i tuoi genitori.
Sì. Mio padre, che ora non c’è più, ha sempre
creduto in me e mi ha accompagnato dappertutto sulla sua 1100. La
mamma, invece, che oggi ha 92 anni era sempre preoccupata ed anche se
tirava indietro, in fondo in fondo è sempre stata orgogliosa di me e
una volta mi ha detto col suo candore <<Ma ti hanno
riconosciuto in America?>>
Come entrasti nel gruppo?
Con un provino che feci nella lavanderia di un Hotel a
Roncobilaccio, sull’autostrada. La stanza si trovava in un
seminterrato ed era piena di carta igienica, il che ha subito dato
subito a battute.
Ricordi cosa hai suonato?
Roba strana. Allora ero un fanatico cappellone. Ma andò
bene si vede, perche mi presero e dopo appena una settimana di prove
partimmo per sei concerti e tre giorni dopo la fine del tour eravamo
in America, a Boston.
Hai altri libri in cantiere?
Mi piacerebbe. Scrivo però solo quando quel che dico
può servire a qualcosa, agli altri. Sono vegetariano da 17 anni e
vegano da 4. Sto pensando perciò a qualcosa sul mondo del vegan
esimo che esclude il cibarsi di qualsiasi cosa di origine animale,
per spiegare che fa questa scelta non è un marziano e che
soprattutto non deve essere integralisti e scagliarsi contro chi
invece è onnivoro, e tantomeno contro gli allevatori. Rispetto prima
di tutto per la libertà altrui. La mia scelta rimane comunque salda
ed è motivata dal fatto che non voglio nel piatto niente di vivo.
Essere vegano ti ha cambiato?
Sì. Ho perso l’aggressività.
A tal proposito Red Canzian è anche in libreria con il
fresco di stampa “Sano vegano italiano “(Rizzoli, 176 pagine) che
ha scritto insieme alla figlia Chiara.
“IL libro non vuol essere una imposizione ma una
scelta- ha detto Canzian nel web promo dell’iniziativa- ma un
ponte tra chi è vegano e chi non lo è. Perché cultura non
imposizione”.
Da L’Arena articolo aggiornato.
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