MirAbilmente
Donne e prospettive
di "differente" bellezza
di Michela Pezzani
Orizzonti variegati e sette donne per sette situazioni di vita reinventata dopo una malattia che non le ha fermate, ma attinge all'opportunità creativa di cui dispongono e oltrepassa le barriere.
Sono le signore protagoniste della mostra "Diversamente donna" allestita a Verona nel foyer del Teatro Camploy in occasione dello spettacolo benefico di teatro danza "Felicemente diversi" organizzato ad offerta libera dalla compagnia Trixtragos con danzatori di tango e tip tap, accompagnati dall'ensemble dal vivo Musikè(Luca Bissoli al contrabbasso, Eugenia Soregaroli al flauto traverso, Serena Chien al violino).
L'iniziativa rientra nella manifestazione cittadina Ottomarzo femminile plurale 2018 organizzata nel capoluogo veneto e l'autore degli scatti è il musicista e fotografo Luca Bissoli che ha fatto il ritratto in bianco e nero rispettivamente a Lucia Marotta(Presidente e Fondatrice di A.N.I.Ma.S.S. ONLUS - Ass. Naz. Ital. Malati Sindrome di Sjogren), Maria Elisabetta Villa (fondatrice DBA Italia Onlus),Valentina Bazzani (giornalista), Michela Brunelli (atleta nazionale paraomimpica), Gabriella Fermanti (Galm Donne), Barbara Checchini (mamma), Nicoletta Ferrari (disMappa),Michela Pezzani (giornalista del quotidiano L'Arena e scrittrice). Con le sue fidate Nikon F 105/2,8 e Hasselblad 180/4,0 Bissoli ha voluto cogliere l'invisibile e realizzare stampe in bianco e nero su carta baritata ai sali d’argento.
"Il mio obiettivo è stato di cogliere attraverso l'immediatezza dello sguardo la bellezza e di raccontarla- spiega Bissoli- e l'elemento chiave è la luce che rappresenta per me e per le donne che ho colto nella loro interiorità una penna che continua a cambiare inchiostro, luce che scrive".
Insieme a Luca Bissoli espone il fotografo Stefano Bianchi con sette paesaggi che sollecitano lo spettatore a guardare oltre per scoprire nuove strade, differenti opportunità, da vivere nonostante tutto e senza porsi domande su ciò che è accaduto nel passato e ci ha reso differenti dal consueto. Un messaggio di socialità contro la solitudine a cui spesso sono confinati i portatori di handicap affinché l'integrazione non sia un miraggio.
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