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Sigaretta elettronica: fenomeno in aumento, oltre 2.000 in Italia i negozi «Svapo»

di Marica Malagutti


Dai dati facilmente reperibili in rete emerge che nel 2015 il giro di affari della sigaretta elettronica è stato intorno ai 10 miliardi di dollari: il 56% proveniente dagli USA, il 12% dal Regno Unito e il 21% diviso tra Cina, Francia, Germania, Italia e Polonia.

In Italia il numero di vapor (o Svapo) cresce di giorno in giorno, nonostante il divieto di vendita ai minorenni e di utilizzo nelle scuole stabilito oggi dal ministro Lorenzin.

L’Anafe, l’Associazione nazionale fumo elettronico, ha stabilito che i negozi svapo italiani sono circa 2.000, anche se il numero potrebbe essere più alto a causa della grande crescita del franchising in questo settore.

In Trentino sono oltre 20 i negozi specializzati, concentrati a Trento, Lavis, Pergine e basso Trentino. 

Le percentuali di vendita in futuro potrebbero variare anche a causa dell’introduzione di sistemi alternativi di rilascio di nicotina, lanciati dall’industria del tabacco, che scaldano ma non bruciano il tabacco. Infine il mercato è anche caratterizzato dal fatto che si possono acquistare separatamente i componenti base risparmiando rispetto ai flacconi preconfezionati, i quali, se contengono nicotina non possono superare i 20 mg/ml.

Il d.lgs 6/2016 stabilisce che sono vietate pubblicità e vendite on line per le sigarette elettroniche e ricariche di liquido registrate come prodotti correlati del tabacco. Inoltre i prodotti commercializzati devono essere a prova di manomissione, comprese le ricariche per le quali sono previsti specifici requisiti di sicurezza e qualità. Su confezioni unitarie ed eventuale imballaggio esterno dovranno essere presenti l’avvertenza «Prodotto contenente nicotina, sostanza che crea un’elevata dipendenza. Uso sconsigliato ai non fumatori» e la raccomandazione di tenere l’apparecchio fuori dalla portata dei bambini.

Sigarette elettroniche e contenitori, inoltre, non possono essere venduti ai minori e il distributore dovrà eventualmente chiedere all’acquirente un documento d’identità.

Durante il famoso programma “Le iene” viene affermato da Viviani che la sigaretta elettronica fa meno male della sigaretta normale…e chi ha investito denaro ora vede i propri affari crollare …per sospetti di rischi alla salute e non certezze.

Questa riflessione è molto interessante in quanto le leggi come regolamentare la sigaretta elettronica ci sono, basterebbe applicarle. Forse sarebbe interessante modificare i canali di vendita come ad esempio i liquidi con nicotina solo in farmacia e sotto prescrizione medica in quanto vietati ai minori e tutto il resto vendibile anche nei negozi specializzati.

Sarebbe un pò come i prodotti a banco delle farmacie che si trovano anche nei supermercati e quelli con ricetta medica che si trovano solo in farmacia. Lasciare ai venditori dei negozi svapo l’onere di chiedere ai ragazzi la carta d’identità evidentemente non funziona in quanto, anche se magari viene fatto, basta avvicinarsi a qualsiasi tabaccheria, distributore automatico o negozio svapo per vedere che un diciottenne compra e fuori un gruppetto di minorenni che aspetta.

Come superare questo impasse? Senz’altro dirottare prodotti con nicotina solo in farmacia, ma anche il ruolo della famiglia diventa fondamentale, in quanto è bene porre particolare attenzione ai propri figli, conoscere i pro e i contro dell’e-cig.

I genitori devono essere coscienti che non è più come un tempo in cui era facile scoprire se il proprio figlio fumava perché l’odore era inequivocabile. Oggi gli odori sono diversi e possono confondere diminuendo o addirittura eliminando i dubbi dei genitori sull’eventuale utilizzo di nicotina e/o altre sostanze psicoattive particolarmente pericolose.


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